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Netflix: l’importanza della user experience

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Il colosso statunitense dello streaming legale di contenuti audiovisivi è in Italia da quasi un mese, non senza suscitare una parziale delusione riguardo ai contenuti: nel catalogo nostrano di Netflix mancano all’appello infatti molti titoli fondamentali del panorama televisivo internazionale, grandi prodotti in corso come True Detective o Game of Thrones, ma anche capolavori più datati come The Sopranos o la pietra miliare Twin Peaks. Se da un lato alcune assenze sono dovute ad una semplice questione di diritti, come la prima grande produzione originale di successo del brand House of Cards, attualmente in Italia come esclusiva di Sky, dall’altro la speranza è che nei mesi successivi la piattaforma rifornisca con altre prelibatezze il proprio catalogo. Tuttavia, è il funzionamento del catalogo stesso, o più precisamente l’interfaccia, uno dei punti di forza del servizio, consentendo in maniera molto semplice di scorrere i contenuti (divisi per categorie) e avviarne la visione o aggiungerli al proprio profilo personale per un secondo momento, creando una vera e propria raccolta online.

Avendo alle spalle una più lunga storia nell’ambito streaming rispetto ai competitor italiani, Netflix ha potuto infatti affinare i propri strumenti offrendo ai propri clienti una esperienza d’uso soddisfacente ed efficiente. Per l’azienda l’approccio al design è guidato dagli stessi dati di utilizzo, dati elaborati su un bacino d’utenza formato da milioni di utenti, e la semplicità d’uso a sua volta favorisce l’arrivo di nuovi ‘iniziati’. Bastano pochi passaggi infatti per iniziare il binge watching delle proprie serie preferite (almeno tra quelle disponibili).

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Questa cura al dettaglio non è casuale né una scelta prettamente stilistica ma un vero e proprio investimento aziendale: analisi di mercato mostrano che la user experience premia gli sforzi, laddove invece l’89% dell’utenza si rivolge ai competitor in seguito a esperienze non soddisfacenti. Basti pensare al crollo della multinazionale del videonoleggio Blockbuster, estintasi definitivamente nel 2013 senza riuscire ad adattarsi al nuovo scenario, rispetto al crescente successo di Netflix, nato nel 1997 proprio come servizio analogo (ma basato su consegne postali anziché in negozio) prima di approdare nel 2008 al digitale.

UX blockbuster vs. netflix

Ciò aiuta a capire perché lo staff di sviluppo di Netflix si dedichi due volte all’anno a ciò che viene chiamato “Hack Day”, traducibile piuttosto liberamente e informalmente in “Giorno dello Smanettamento“, in sostanza un’occasione per divertirsi e sperimentare creativamente ogni possibile personalizzazione della piattaforma d’uso in modo da rendere l’esperienza sempre più appagante e su misura per ogni tipo di utilizzo. Un esempio particolarmente divertente (più per lo scenario d’uso ipotizzato che per una concreta utilità) è un plugin che, tramite un doppio PIN, consente la visione in coppia – e solo in coppia – di determinati contenuti, in modo da evitare che uno dei due “imbrogli” guardando prima del partner la nuova puntata. Probabilmente più interessante è un altro esempio, ossia una estensione chiamata Smart Channels che organizza i contenuti in canali tematici.

C’è ancora tempo per testare questi plugin e funzionalità accessorie anche sulla piattaforma italiana, ma già com’è ora Netflix s’è presentato nello Stivale decisamente forte e preparato se non sul piano contenutistico quantomeno sul piano tecnico, offrendo una interfaccia che fa della user experience in fase di design un chiaro punto di forza, allineandosi alla posizione di nove aziende su dieci che non si pentono dell’investimento.

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