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Ash vs Evil Dead

Nuove produzioni e nuovi formati per battere i colossi delle serie tv

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C’erano una volta, molto tempo fa, altre reti oltre a HBO e Netflix che producevano serie di qualità. Poi sono arrivati il Web e la pirateria e tutto è cambiato. D’improvviso la puntata di 20 minuti che potevi “spizzicare” in pausa pranzo è passata a miglior vita, per lasciare il posto a episodi di 55 minuti, dove molte persone muoiono o sono disperate. Venti stagioni di tristezza a palate (cit.), strazio emotivo e un cast numeroso come la popolazione della Cina sono la norma.

Per fortuna è arrivato Starz a salvarci da questa monotonia con la serie tv Ash vs Evil Dead, sequel de La Casa, noto horror anni ’80 diretto da Sam Raimi. La trama del film si snoda intorno a un libro capace di risvegliare i morti che i cinque protagonisti ritrovano in una casa di montagna. Alla fine muoiono tutti, tranne Ash, di cui però non conosciamo il destino. La serie invece si apre 30 anni dopo gli eventi accaduti nel film, il protagonista è il sopravvissuto Ash (un uomo di mezza età, appesantito e senza una mano) che si trova a dover affrontare una nuova ondata di posseduti e non morti.

La serie ha delle caratteristiche che la rendono degno di menzione rispetto alle altre nuove uscite. Il paranormale e gli zombie non sono una novità, siamo forse non ancora usciti dalla psicosi vampiri. Intanto la chiave ironica con cui è stato girato è da non tralasciare, visto che ultimamente si sta giocando molto su atmosfere cupe, eroi tormentati e via dicendo. Ash vs Evil Dead si prende molto poco sul serio, sfoggiando anche un’ambientazione un po’ hippy anni ’70.

Questo prodotto secondo me tenta in parte di scardinare quelli che sono i dogmi della serialità lunga e del binge watching, ovvero puntate densissime, sia dal punto di vista narrativo che emotivo e trame intricate che ci lasciano sempre pieni di dubbi. Ash vs Evil Dead è molto semplice nel suo impianto: il background lo conosciamo benissimo, il genere è ibrido, un mix di horror e dramedy, si rivolge senza troppa timidezza a un pubblico preciso, quello affezionato a La casa e all’immaginario cinematografico degli anni ’80. Il formato da ’27 minuti è particolarmente interessante, una durata che permette uno svolgimento drammaturgico completo, ma che allo stesso tempo recupera un po’ la dimensione della sitcom. Una puntata di una ventina di minuti, breve e autoconclusiva, che lo spettatore si può vedere quando e dove vuole.

Ash vs Evil Dead non è quindi una serie che strizza l’occhio a una visione continua di molte ore, ma a si presente come un prodotto fresco e divertente, che non richiede troppa concentrazione e il cui imperativo è l’intrattenimento puro e semplice. Nonostante queste mie considerazioni, che possono scoraggiare i binge watchers dalla visione perché descrivono un prodotto piuttosto “semplice”, la serie non annoia affatto e invita a vedere la puntata successiva, senza imporre troppe pressioni sullo spettatore.

Maratoneti seriali, mi rivolgo a voi, tra una carrellata di 10 episodi di Sense8 e una intera stagione di Game of Thrones, rilassatevi vedendo una puntata di Ash vs Evil Dead, non ve ne pentirete!

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